Sì è appena concluso a Roma il 53° Incontro Nazionale di Studi delle Acli, intitolato Comunità e Lavoro: vie per la Bellezza. È stato proprio il tema di queste giornate a suggerirci di dedicare queste pagine di approfondimento al tema della Bellezza, che in qualche modo ci permetteva anche di restare sulla scia dell’ultimo numero di Battaglie Sociali, improntato sul tema del Corpo.
Non perché vogliamo considerare la bellezza un concetto meramente estetico, anche se è il più facile da comprendere. Ma è pur vero che gran parte della bellezza la cogliamo col corpo: una coinvolgente melodia, un gradevole profumo, le armonie delle forme, la morbidezza di un tessuto o la dolcezza di un sapore.
Qual è invece la bellezza verso cui vogliamo andare? Perché la consideriamo un obiettivo, una meta?
La bellezza è la nostra meta quando non è contemplativa ma trasformativa.
Perché ci interessa che una periferia sia bella? Non per finire sui libri di architettura, ma perché quella bellezza (che è anche funzionalità e qualità del vivere) significa “ci interessa”, perché chi ci abita non si senta ai margini, ma incluso nella città e che sia chiamato in causa a prendersi cura di un bene che ne valga la pena. Perché finché c’è bellezza c’è qualcosa da salvare. In che senso una comunità è bella? Quando ciascuno si sente accolto, quando i diritti e i doveri sono ben bilanciati. Una comunità è bella quando sceglie il bello. Quando bonifica, riconverte, riqualifica. Quando cura persone e territorio.
Bellezza chiama bellezza.
Quando il lavoro è bello? Non solo nei rari e fortunati casi in cui si è padroni di se stessi, non solo per quegli eletti per cui vale il detto “fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”. Papa Francesco ci ha detto molto efficacemente che il lavoro bello è quello “Libero, creativo, partecipativo e solidale” (EG n. 192). Il lavoro bello è anche quello sicuro. Il lavoro è bello quando l’innovazione migliora il prodotto, ma anche le condizioni in cui viene realizzato. Il lavoro è bello quando fa parte della vita e si integra con essa in maniera salutare. Perché il lavoro è importante, ma la vita di più.
Qualcuno ci dirà che stiamo confondendo il bene con il bello, un po’ come Platone che – ora semplifichiamo – non ammetteva che qualcosa che fosse bello non fosse anche buono, e viceversa. Non siamo Platone, ma l’idea che proviamo a trasmettere in queste pagine è che la bellezza è l’obiettivo, il risultato che si ottiene praticando il bene. La bellezza è lo scopo non perché sia superiore al bene, ma perché come un bel viso o un bel palazzo, ha sempre bisogno di cura e attenzione per rimanere tale. La bellezza è un istante e fugge, non possiamo darla per scontata.
La bellezza assomiglia alla democrazia, o forse è il contrario.
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