La pandemia, un’occasione persa per immaginare nuovi modelli di educazione
In questo periodo torna al centro del dibattito la scuola, tra chiusure e prolungamento delle lezioni fino a fine giugno. Di nuovo è la prima attività “sacrificabile”, facile da chiudere, senza perdite economiche, ma non senza ripercussioni. In molte altre nazioni le scuole sono state il più possibile preservate dalle chiusure, diversamente dall’Italia, dove gli adolescenti sono stati in presenza solo poche settimane.
Durante l’estate scorsa sembrava essersi aperto un dialogo sul ripensare alla scuola per renderla adatta a questa situazione: rimodulare gli orari, diminuire il numero sdi alunni per classe, diversificare la frequenza nella giornata, alternare periodi di didattica in presenza e a distanza a seconda delle esigenze formative, ripensare ai luoghi trovando nuovi spazi. Un dialogo che però non ha portato alcun cambiamento.
Sembrava davvero possibile ripensare la scuola, poteva essere l’occasione propizia per guardare oltre, verso nuovi modelli possibili.
Ridurre la pausa estiva può aiutare questo momento, non tanto per vanificare gli sforzi della didattica a distanza, ma per ritornare a vivere la scuola anche come luogo e come relazione, rimettendo al centro la persona. La formazione può avvenire anche dietro un pc, ma è l’educazione che ha bisogno della fisicità, dello stare tra la gente e del vivere insieme esperienze.
La pandemia poteva essere un’occasione per ripensare a una didattica legata unicamente all’aula. Si può apprendere anche con il corpo, con il fare, si può seguire una lezione di scienze in mezzo alla natura, o di storia camminando per le strade della nostra città. Attività che avrebbero potuto essere privilegiate, ma son state disincentivate.
Anche il semplice stare insieme è un esercizio fondamentale per formare il proprio carattere, per imparare a fare attenzione al bene comune, all’altro e non solo alla propria individualità.
La scuola non può e non deve essere sostituita da uno schermo, bensì deve tornare ad essere un luogo accogliente e stimolante, dove potersi mettere alla prova, scoprire competenze e capacità, tessere legami. Allontanarsi dal concetto di trasmissione nozionistica e tendere verso un luogo di aggregazione positivo, capace di attrarre e coinvolgere, offrire uno spazio di crescita, dove anche chi fa più fatica è accolto e incluso.
“Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.” – papa Francesco
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