Vivere al centro di una pandemia planetaria ci ha fatto provare la spiacevole esperienza di chi si trova nel cuore di un drammatico evento storico. Passare dal respiro della storia alla politica locale fa un certo effetto: rispetto a quanto abbiamo vissuto nell’ultimo anno i temi concreti posti dal territorio bresciano sembrano quasi banali. Eppure, è anche di questo che dobbiamo occuparci, di ciò che ci è vicino, perché la politica certamente è fatta di grandi ideali, ma è anche buona amministrazione. Inevitabilmente, l’azione politica nella provincia bresciana è stata fortemente condizionata dal COVID, ma è sufficiente sfogliare i giornali locali per rendersi conto che la città e la provincia esprimono una vitalità e una intensità che non si sono mai interrotte, in economia come in politica.
Restando all’attività politica locale, alcuni temi sembrano essere ricorrenti e condivisi indipendentemente dal “colore” delle amministrazioni: salvaguardia dell’ambiente, riqualificazione del tessuto urbano, ammodernamento delle infrastrutture e della rete viaria, attenzione alla cultura. Se la trasformazione della provincia in ente di secondo livello ha ulteriormente ridotto la percezione che ne hanno i cittadini, i singoli comuni rimangono per tutti il punto di riferimento. Le iniziative in provincia sono troppe per elencarle tutte, ma che si tratti di piste ciclabili a Chiari o a Leno, di colonnine di ricarica a Lumezzane, di riqualificazioni scolastiche a Palazzolo o a Rezzato, del lungolago di Desenzano, dell’ex municipio di Castelmella, eccetera, la sensazione d’insieme è che gli amministratori comunali del nostro territorio non si siano certo fermati alla doverosa vicinanza ai cittadini durante l’emergenza. Inoltre, insieme alla tradizionale presenza di associazioni impegnate nel sociale, si registra l’azione di comitati che nascono a fronte di criticità locali e riescono spesso a ottenere risultati importanti, come nel caso dei fanghi inquinati di Calcinato.
Più faticoso è invece il percorso di opere di maggiore rilevanza, spesso ancora in discussione: alcuni esempi sono il Depuratore del Garda, necessario ma ancora da collocare (Gavardo-Montichiari, Lonato o Peschiera?), il raccordo autostradale valtriumplino, la fermata TAV del Garda, la variante di Edolo della SS42. C’è ancora molto da fare sul fronte della depurazione e della bonifica, e c’è il problema Caffaro ancora aperto, nonostante gli sforzi anche finanziari. E ancora, va rilevato che Brescia è la sesta provincia italiana per numero di abitanti ma ha spesso la sensazione (accentuata durante la pandemia) di non essere ascoltata nella misura che sarebbe necessaria.
Per quanto riguarda il capoluogo, la linea dell’amministrazione cittadina pur fra mille difficoltà è proseguita nella direzione già intrapresa da tempo: anche qui i temi forti sono la rigenerazione urbana, l’ambiente, la cultura, la partecipazione, il sociale. Così proseguono o sono in progetto le riqualificazioni, da San Polo a via Milano passando per il Centro Storico, e si sviluppano i piani per la mobilità urbana e per l’energia sostenibile, caratterizzati da una pluralità di progetti (dal prolungamento della metro al tram urbano alle ciclabili agli edifici a basso consumo energetico, ecc.) che hanno l’ambizione di disegnare una città moderna, vivibile, solidale, partecipata, bella e sostenibile. Sullo sfondo il 2023, che vedrà Brescia e Bergamo capitali della cultura: la Vittoria Alata è in un certo senso lo splendido inizio di questo percorso, che sarà, si spera, straordinario.
Ma è proprio il 2023 la prospettiva che agita già ora la politica locale, e non solo perché ci saranno iniziative che renderanno la città più attraente. Se non cambieranno i calendari della politica, nel 2023 avremo le elezioni amministrative, le elezioni regionali e le elezioni politiche. Tre appuntamenti che comporteranno cambiamenti rilevanti: avremo un nuovo primo cittadino e presumibilmente un nuovo governatore in regione, mentre il numero degli onorevoli si ridurrà per effetto della legge costituzionale confermata dal referendum del 2020. Il 2023 può apparire lontano, ma non lo è per i tempi della politica, per l’esigenza di costruire alleanze, candidature e consensi, in una fase in cui i partiti sembrano sempre meno in grado di intermediare le scelte dei cittadini. I giornali riportano già alcuni nomi dei principali schieramenti, “pescati” ovviamente fra i politici che hanno una maggiore visibilità, e si è messo in moto il consueto teatrino, del quale faremmo volentieri a meno. La transizione si annuncia interessante anche per l’ambito regionale, che sarebbe un approdo naturale per i sindaci uscenti del centro sinistra, che dopo un decennio di buona amministrazione potrebbero cercare di fornire una risposta al bisogno di ricostruire la sanità e il welfare lombardi.
Cosa manca? Dalla politica ci aspettiamo qualcosa di più del solo “fare”: chiediamo una visione e un progetto per il futuro, indirizzi concreti per costruire una società moderna, giusta, solidale, economicamente solida, orientata alle nuove generazioni. In questo caso il livello locale e amministrativo probabilmente non è sufficiente. Per questo la scelta dei candidati alle politiche è importante, anzi è fondamentale per realtà associative come le Acli: perché abbiamo idee forti e proposte serie, e vogliamo affidarle a persone che condividono i nostri ideali e i nostri valori.
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