Intervista a Ilaria Crea, attivista di Fridays for Future Brescia
Durante il lockdown abbiamo visto come in poco tempo la Natura è tornata rigogliosa e viva, gli animali son tornati a vivere gli spazi che gli erano stati sottratti dall’uomo, ripopolando le città deserte, le acque dei fiumi hanno ripreso il loro colore cristallino e l’aria era più pulita.
Dopo poche settimane dalla ripresa, le condizioni ambientali sono ritornate al punto di partenza e ci rendiamo conto più che mai che un cambiamento è necessario, ma anche possibile!
Abbiamo imparato qualcosa da questa pandemia? Quali soluzioni si intravedono per il futuro?
Usciti dal periodo più difficile di quella che è stata l’emergenza Covid ci siamo ritrovati di fronte ad un bivio: o tornare al passato che conosciamo od operare una svolta radicale. Non solo per risolvere la crisi pandemica, ma anche quella climatica e sociale!
Il fenomeno dello spillover (“salto di specie” lit. di un agente patogeno) avverrà in futuro con una frequenza sempre maggiore, poiché popolando zone incontaminate entriamo in contatto con specie animali selvatiche, portatrici di nuove malattie (solo negli ultimi 15 anni sono già 4 le epidemie originate da questo fenomeno).
Per questo motivo, poco dopo il lockdown, abbiamo lanciato la campagna “Ritorno al futuro”, 7 proposte per aiutare il nostro Paese a una transizione ecologica: rilanciare l’economia investendo nella riconversione ecologica, puntando sulle energie rinnovabili, l’economia circolare, la mobilità sostenibile; riaffermare il ruolo pubblico nell’economia, affinché prevalga l’interesse collettivo sul profitto personale; realizzare le giustizie climatica e sociale, mettendo al centro le persone; ripensare il nostro sistema agroalimentare, riducendo sprechi, diminuendo il consumo di carni e privilegiando la filiera corta e biologica; tutelare la salute, il territorio e le comunità, ripensando i modelli produttivi, l’urbanizzazione, il ciclo dei rifiuti, tutelando lavoratori e lavoratrici; promuovere la democrazia, l’istruzione e la ricerca, tornando a investire nella cultura e nella formazione; costruire l’Europa della riconversione dei popoli, fondata su solidarietà e condivisione.
Vorreste, insomma, arrivare ad un cambiamento strutturale del nostro modo di vivere e pensare, non solo nella nostra società ma il sistema intero?
Esatto, ragionando in grande ma partendo dalla nostra città: think global, act local!
A questo proposito, come vorresti che fosse Brescia nel 2030?
Mi piacerebbe poter vivere in una città super sostenibile: alimentata al 100% da energia rinnovabile, verde, a zero emissioni, come in Nuova Zelanda, dove il cambiamento è stato reso possibile da una cittadinanza coesa e attenta alle tematiche ambientali e alle questioni sociali.
In città sono stati mossi i primi passi: l’anno scorso il Comune ha dichiarato l’emergenza climatica, ma sta mostrando un impegno non ancora sufficiente se paragonato all’importanza del tema. È vero, ci sono degli sforzi per recuperare i danni del passato, i lavori di bonifica del terreno della Caffaro, ad esempio, sono stati finalmente avviati, ma c’è ancora tanto da fare.
Su quali aspetti è necessario concentrarsi ulteriormente?
Innanzitutto eliminare i processi di combustione fossile per la produzione energetica e contrastare i fenomeni di smaltimenti illeciti di inquinanti nell’aria, nelle acque e nel suolo. Inoltre, è necessario investire ancora di più sulle ciclabili: aspetto fondamentale per ridurre le emissioni e promuovere un nuovo stile di vita perché la città diventi resiliente e non si adegui semplicemente ai cambiamenti, ma proponga soluzioni per rallentare il cambiamento climatico.
I sacrifici che si devono fare oggi (spostarsi più frequentemente in bici, mangiare meno carne, adottare uno stile di vita attento e consapevole, etc.), daranno miglioramenti tangibili nel futuro. È necessario essere lungimiranti, perché quel che iniziamo a fare oggi darà i suoi risultati solo nel lungo periodo. Per fortuna la sensibilità sul tema ambientale è notevolmente aumentata, complice del cambio di direzione è sicuramente la spinta dei giovani.
In che modo i giovani possono guidare le generazioni precedenti?
Le generazioni precedenti sono molto scettiche nei confronti di quello che dice FFF, ma semplicemente non si rendono conto che quello che diciamo non è altro che la voce degli scienziati e di chi studia il cambiamento climatico. Spesso ci accusano di saltare la scuola, di non voler studiare, ma non è così, anzi! Per noi istruzione e informazione sono fondamentali per comprendere quel che dice la scienza sulla crisi climatica e se anche perdiamo un giorno di scuola, lo stiamo facendo solo per uno scopo più alto.
Quello che possiamo, e vogliamo, dire alle altre generazioni è che è necessario agire subito: ci siamo resi conto troppo tardi di quanto la situazione sia grave, nonostante si parli di ambiente e clima da anni. Come sono state adottate misure drastiche per limitare l’espansione della pandemia, si possono, e si devono, prendere misure drastiche per arginare i cambiamenti climatici. L’azione del singolo è importante, ma servono azioni più efficaci a livelli economico, politico e strutturale. È fondamentale lasciare da parte l’egoismo, anche se involontario, per il bene comune.
Anche tua generazione, però, è vittima dello stile di vita consumistico della società in cui viviamo. In che modo i giovani hanno reagito?
Nonostante i cambiamenti di cui parliamo e che cerchiamo di mettere in pratica producano effetti non visibili nell’immediato e che questo potrebbe scoraggiare l’impegno, il pensiero critico che noi di FFF portiamo avanti sta prendendo piede e si sta affermando. È importante che i giovani si informino su quanto accade nel loro territorio: quali sono i nostri consumi, cosa comporta il nostro stile di vita. Ora c’è maggiore consapevolezza e si comincia a mettere in discussione il nostro impatto nell’ambiente.
La nostra forza di coinvolgimento sta nei social: nella comunicazione veloce, d’impatto e nella possibilità di divulgare la comunicazione scientifica a quante più persone possibili in modo rapido e capillare. Il tempo per agire è poco!
Avete sospeso i vostri venerdì in piazza a causa della pandemia, avete nuovi eventi in programma?
Certo! Il 9 ottobre c’è lo sciopero per il clima: il nostro desiderio è quello di tornare di nuovo nelle piazze e continuare a coinvolgere le persone. Stiamo lavorando a numerosi eventi; inviteremo anche persone autorevoli proveniente dal panorama scientifico a parlare alla città.