Un patto di educazione globale per un nuovo umanesimo
In occasione della celebrazione della “Giornata per la vita”, il 2 febbraio scorso, papa Francesco ha detto, fra l’altro: «La nostra società va aiutata a guarire da tutti gli attentati alla vita, perché sia tutelata in ogni sua fase». E mi permetto di aggiungere una mia preoccupazione: l’inverno demografico italiano. In Italia le nascite sono calate e il futuro è in pericolo. Prendiamo questa preoccupazione e cerchiamo di fare in modo che questo inverno demografico finisca e fiorisca una nuova primavera di bambini e bambine. I dati sono più che eloquenti: il tasso di fecondità era pari al 3,01 nel 1946 ed è sceso all’1,27 nel 2019; il saldo naturale era positivo a livello di 488.146 unità nel 1946, è risultato negativo di 214.333 unità nel 2019 (il saldo è negativo dal 1993, con l’eccezione di un più 15mila nel 2004 e un più 2mila nel 2006).
É questo, della crisi demografica, un tema su cui si discute da tempo in quanto evidenzia un fenomeno che descrive una discesa inarrestabile. La prima risposta che solleva riguarda la scarsa attenzione che i governi che si sono succeduti negli ultimi trent’anni hanno dedicato ai problemi della famiglia, evocando a controprova saldi naturali meno negativi, se non positivi, nei Paesi in cui le politiche familiari sono più incisive. La mia opinione è che le scelte politiche sono sempre legate alle sensibilità della popolazione: le disattenzioni della politica sono parallele a quelle dell’opinione pubblica in generale. Il che porta a mettere l’accento sulla natura e i contenuti della cultura della vita nella società. Da qui il rimando al tema educativo.
A partire da una constatazione: «La società del capitalismo avanzato è orientata in modo da parcellizzare e individualizzare l’apprendimento e l’esercizio di conoscenze e competenze. Il sindacato, il partito politico, la fabbrica, il laboratorio artigianale, quando esistono e resistono ancora, non sono più luoghi di socialità e di relazioni di scambio, dove si ha la formazione di culture e la trasmissione di saperi e di memorie. Vi prevale l’assetto verticale e il contatto individualizzato, veicolato da cellulari e messaggi di posta elettronica, sganciato dai luoghi della vita quotidiana e dai contesti ambientali» (A. Prosperi, Un tempo senza storia. La distruzione del passato, Torino 2021, p. 17). Un contesto che la pandemia ha portato a livelli assillanti.
É questo contesto che ha indotto papa Francesco a invocare un patto educativo globale:
«Nell’enciclica Laudato si’ ho invitato tutti a collaborare per custodire la nostra casa comune. Per capire quanto urgente sia la sfida che abbiamo davanti dobbiamo puntare sulla educazione, che apre la mente e i cuori ad una comprensione più larga e più profonda della realtà. Serve un patto educativo globale che ci educhi alla solidarietà universale, a un nuovo umanesimo. Per questo ho promosso un evento mondiale che si terrà il 14 maggio 2020. In un momento di estrema frammentazione, di estrema contrapposizione, c’è bisogno di unire gli sforzi, di far nascere un’alleanza educativa per formare persone mature, capaci di vivere nella società e per la società» (Videomessaggio del 12 settembre 2019).
La pandemia ha provocato il rinvio dell’evento del 14 maggio al 15 ottobre dello scorso anno, con modalità condizionate dal permanere della pandemia. Tuttavia per realizzare l’appello del Papa, la Congregazione per l’educazione cattolica della Santa Sede ha individuato quattro aree per approfondire tematiche e piste di riflessioni. Altre iniziative sono allo studio, soprattutto nell’ambito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ma è chiaro che bisogna andare oltre le agenzie educative, perché è in gioco la ricostruzione di un tessuto sociale valoriale che deve coinvolgere tutti, anche per ripensare il mondo dopo il Covid, oltre le storture del mondo prima del Covid.