Poco più di un anno fa con il Decreto direttoriale n. 561 del 26 ottobre 2021 prendeva avvio la fase operativa del RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore), un tassello importante per portare a regime la riforma degli enti non-profit.
L’obiettivo della riforma posto dalla legge delega 106/2016 è quello di semplificare, omogeneizzare e portare a trasparenza e pubblicità un mondo, riorganizzando la legislazione complessiva di alcune categorie di enti riconducibili nella nozione di “Terzo settore”. Soggetti che, definiti come ETS (Enti di Terzo Settore), si iscrivono al registro unico nazionale, implementandolo.
Se vogliamo tracciare un bilancio di quanto fatto, riscontriamo luci ed ombre. Al completamento della riforma mancano ancora alcuni decreti, anche importanti come quelli fiscali, nonché la completa implementazione del RUNTS. L’aver ricondotto ad un unico registro, con regole uguali su tutto il territorio nazionale, è stato un obiettivo importante. Tra le ombre, certamente la difficoltà nell’utilizzo di strumenti quali spid e firma digitale, necessari per accedere al Runts. Molte associazioni sull’orlo di una crisi di nervi rischiano l’abbandono.
Il Registro è giornalmente aggiornato e, questo, è un fatto positivo. Le Amministrazioni competenti hanno ovviato all’iniziale compito di verifica dei requisiti richiesti entro 180 giorni dall’avvio, ricorrendo al silenzio assenso, iscrivendo per così dire “d’ufficio” gli enti
che in precedenza erano collocati nei registri regionali.
La fase di trasmigrazione, come viene definita, va quindi aggiornata periodicamente (vedi fig.1), anche perché molti enti ancora non si sono adeguati al CTS (Codice del Terzo Settore). Tra queste le cd Onlus iscritte all’Anagrafe Unica delle Onlus, condizionate dall’autorizzazione della Commissione EU circa la fiscalità di vantaggio. È questo un passaggio necessario affinché possa trovare applicazione tutta la parte relativa al regime fiscale degli ETS.
Questo provvedimento contribuirà ad accelerare la messa a regime di tutta la riforma, ma è anche un segno del ritardo con cui ci si sta interessando all’argomento; non si comprende come dopo 5 anni dal decreto sul CTS e ben 5 Governi (Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi) e, in particolare, i relativi responsabili del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non abbiano trovato il tempo di inviare all’Unione Europea la necessaria richiesta. Lo ha finalmente fatto a fine legislatura il Governo Draghi adottando una serie di emendamenti contenuti nella conversione in legge del decreto Semplificazioni.
Ora si attende la risposta di autorizzazione alla Commissione europea come ha riferito lo stesso Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando nel comunicato del 21 settembre 2022, di aver “ufficialmente avviato l’interlocuzione con la Commissione europea finalizzata all’invio della notifica delle norme fiscali soggette ad autorizzazione. Al confronto con la Commissione europea l’Italia potrà portare la riforma del Terzo Settore, che ad oggi costituisce una delle esperienze più avanzate di regolazione dell’economia sociale. Con l’invio della notifica e la conseguente autorizzazione si entra definitivamente nella sfida concreta dell’applicazione delle norme. Scopo ultimo della riforma è di generare il cambiamento della società con una prospettiva solidaristica, dello sviluppo della persona umana e del perseguimento del bene comune”.
Quando giungerà l’autorizzazione dell’UE si metterà certamente in moto un ulteriore impulso con decreti e circolari di interesse fiscale e l’avvio dell’adeguamento statutario con relativa iscrizione al RUNTS per le Onlus iscritte all’Anagrafe Unica.
Un’ultima considerazione non positiva riguarda le Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) che, purtroppo, nella stragrande maggioranza non hanno scelto di aderire al RUNTS. Sono soprattutto due le ragioni di questa “scelta obbligata”: l’avvio della riforma dello sport che non ha trovato adeguato coordinamento con il CTS. Ricordiamo altresì che con il decreto cosiddetto Milleproroghe (dl n. 29 dicembre 2022, n. 198) si è posticipata l’entrata in vigore della riforma dell’ordinamento sportivo al 1° luglio 2023, anche se ancora molti dubbi sono presenti negli enti sportivi. In secondo luogo si è in un certo senso creato un conflitto tra la disciplina agevolativa fiscale degli ETS e quelle delle ASD che, nemmeno la riforma dello sport ha sanato.
Il nuovo anno, 2023, appare per gli ETS, ma in generale per tutto il mondo non-profit un anno ricco di aspettative per un completo ed effettivo riconoscimento di un mondo che accanto allo Stato e al mercato profit può dare un contributo non indifferente alla società
italiana.
Per questo, in conclusione, è necessario citare in termini positivi, quale miglior atto di riconoscimento del Terzo Settore che attua i principi costituzionali, la storica sentenza della Corte Costituzionale n. 131/2020 con particolare riferimento all’art. 55 CTS e agli istituti della “amministrazione condivisa”.
La Sentenza 131/2000 sottolinea il legame diretto tra l’art. 55 del Codice del Terzo settore e l’art. 118, quarto comma, della Costituzione. La Corte costituzionale, delinea la natura della relazione tra ente pubblico e Terzo settore indicata dall’art. 55, di cui viene rimarcata la distinzione rispetto alle relazioni basate sullo scambio di mercato: per cui “si instaura, in questi termini, tra i soggetti pubblici e gli ETS, in forza dell’art. 55, un canale di amministrazione condivisa, alternativo a quello del profitto e del mercato: la ‘co-programmazione’, la ‘co-progettazione’ e il ‘partenariato’ (che può condurre anche a forme di ‘accreditamento’) si configurano come fasi di un procedimento complesso espressione di un diverso rapporto tra il pubblico ed il privato sociale, non fondato semplicemente su un rapporto sinallagmatico. Il modello configurato dall’art. 55 CTS, infatti, non si basa sulla corresponsione di prezzi corrispettivi dalla parte pubblica a quella privata, ma sulla convergenza di obiettivi e sull’aggregazione di risorse pubbliche e private per la programmazione e la progettazione, in comune, di servizi e interventi diretti a elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, secondo una sfera relazionale che si colloca al di là del mero scambio utilitaristico”.
Credo, in conclusione, che anche questo processo richieda un percorso culturale per aderire a tali principi: in primo luogo in capo alle Amministrazioni pubbliche, non tutte propriamente attrezzate a tal proposito, ma anche agli ETS spesso incapaci di accogliere e comprendere principi importanti per la convivenza e lo sviluppo comune e inoltre spesso troppo autoreferenziali ed incapaci di darsi una prospettiva che esuli dal proprio tran tran quotidiano. Una bella scommessa.
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