«L’uomo conosce sé stesso non soltanto guardandosi dentro, ma anche attraverso ciò che produce. Contemplando l’opera delle sue mani e del suo ingegno ogni persona si riscopre e si ritrova». Emilio Del Bono, sindaco di Brescia al suo secondo mandato, riflette con Battaglie sociali su un tema, come quello del lavoro, che è nel Dna della città. «La dimensione del “fare” non è mai puramente meccanica, è un grande strumento di introspezione e di valorizzazione di sé. Faccio mio questo pensiero, che proviene dalla filosofia di Hegel (dall’Estetica, per l’esattezza), perché ritengo che sia questa l’ottica attraverso la quale guardare la dimensione del lavoro».
Il lavoro può essere fattore di dignità, oltre che di elevazione e realizzazione della persona?
L’impegno lavorativo non può e non deve mai essere separato dalla sfera della dignità e del rispetto e questo vale anche quando si tratta di attività semplici. È facile che una persona possa sentirsi fiera di ciò che fa se ricopre ruoli importanti e se svolge occupazioni oggettivamente rilevanti. Ma essere orgogliosi del proprio lavoro è una soddisfazione che deve appartenere all’esperienza di tutti. È, in un certo senso, un diritto. Per questo è fondamentale fare in modo che ciascuno si senta parte di una realtà più grande, creare condizioni per le quali ognuno possa constatare che il suo contributo, anche se all’apparenza può non sembrare gran cosa, in realtà ha permesso il raggiungimento di traguardi importanti, per la realtà in cui lavora e per la società in generale.
Una dignità che va sempre difesa.
La percezione di far parte di una squadra è un grande fattore di coesione, crea i presupposti per grandi amicizie all’interno dell’ambito lavorativo e ci fa sentire membri attivi della nostra comunità. Il nostro paese ha, fortunatamente, una grande tradizione nel campo della tutela dei diritti dei lavoratori, ma non per questo possiamo abbassare la guardia. Penso alle tante, troppe, situazioni di mancato rispetto delle regole della sicurezza che talvolta mettono in pericolo il lavoratore. La dignità del lavoro non può prescindere dalla sicurezza.
Che cosa può rappresentare il lavoro sul lato dell’inclusione sociale?
Negli ultimi decenni sono entrati a far parte della comunità bresciana tanti cittadini provenienti da diverse parti del mondo. È proprio il lavoro che ha permesso loro di sentirsi italiani e bresciani, di dare un’istruzione e un futuro ai propri figli. Non voglio, con questo, offrire un’immagine oleografica e lontana dalla realtà delle problematiche del lavoro e dell’immigrazione. Sono certo, però, che la sfera lavorativa è un fattore determinante perché una comunità possa essere prospera non soltanto dal punto di vista economico ma anche umano e sociale.
Nella sua esperienza di sindaco, dove ha incontrato legami di comunità e solidarietà che l’hanno resa orgoglioso di essere bresciano?
Brescia è la mia città, la amo e ho con lei un legame imprescindibile. Ne conosco pregi e difetti, punti di forza e inevitabili debolezze. Una delle cose che sempre mi ha colpito del nostro tessuto sociale è il forte senso di comunità e di solidarietà che emerge nelle situazioni più disparate, nella vita quotidiana, così come nei momenti difficili. I bresciani ci sono gli uni per gli altri e, a dispetto di chi vorrebbe creare odi e divisioni, la nostra è una comunità sana e coesa.
Uno dei momenti in cui questo senso di comunità è emerso con maggiore evidenza è stato il periodo della pandemia.
Migliaia di nostri concittadini hanno perso la vita, in tanti sono stati ricoverati nelle nostre strutture ospedaliere, che hanno retto a fatica, resistendo solo grazie all’abnegazione dei nostri medici e dei nostri infermieri. In quei mesi duri, tanti si sono trovati improvvisamente senza lavoro, hanno perso i loro punti di riferimento, la serenità famigliare e personale. Non è stato facile, ma a distanza di alcuni mesi posso dire che Brescia, seppur profondamente segnata, è andata avanti con caparbietà.
Come è stato possibile?
Certamente grazie alla tenuta delle Istituzioni, ma soprattutto per merito del grande coraggio dei nostri concittadini e della sostanza del nostro tessuto sociale, le cui trame sono annodate fitte. La solidarietà è stata più forte dello sconforto, così abbiamo superato i momenti peggiori. Tantissime persone si sono messe a disposizione, impegnandosi per aiutare, donando cibo, tempo e denaro a chi ne aveva bisogno. Consigli di quartiere, associazioni, semplici cittadini sono scesi in campo senza paura, preferendo l’azione alla rassegnazione.
Adesso con che spirito guardiamo al futuro?
Brescia è forte, bella, solidale e ha davanti a sé un cammino stimolante, impegnativo e pieno di sfide che, sono certo, saprà affrontare con la tenacia che da sempre la contraddistingue.
La maggior parte delle città italiane ha un patrimonio immenso di monumenti e opere d’arte. Brescia, in più, ha la fortuna di conservare beni culturali di ogni epoca.
Riusciremo a valorizzare in pieno questa potenzialità nel 2023?
Brescia è una città splendida, ricca di tesori e di storia. Certo, rispetto ad altre, più note, città italiane ha iniziato più recentemente a valorizzare il proprio patrimonio. Il grande lavoro che abbiamo fatto in questi anni è stato proprio quello di iniziare a cambiare la percezione che si aveva di Brescia all’esterno, abbiamo investito molto su questo ed è una sfida che non si è ancora conclusa.
Qual è l’immagine di Brescia che vorrebbe emergesse?
La nostra città sa stupire i visitatori, chi la vede per la prima volta rimane colpito dalle sue indiscutibili bellezze architettoniche e artistiche, chi la abita sa quante suggestioni regalino le sue vie e le sue piazze, i suoi monumenti e i suoi palazzi. Brescia è molto interessante per chi ama la storia, ma anche per gli appassionati di urbanistica: accanto alle vestigia romane, longobarde o risorgimentali abbiamo palazzi ultramoderni, grattacieli, quartieri in forte fermento e una metropolitana leggera modernissima. Passato e presente si fondono in un’armonia architettonica data dall’incontro di diversi stili, che rendono magica l’atmosfera della nostra città.
Siamo pronti per la sfida di Brescia-Bergamo capitali italiane della cultura?
Il 2023 è certamente un appuntamento fondamentale, sul quale stiamo investendo molto. Penso al nuovo museo del Risorgimento, alla valorizzazione del Castello e del percorso archeologico romano-longobardo, alla Vittoria Alata, fresca di restauro, al parco delle Cave, alla riqualificazione di via Milano. Abbiamo molto da offrire e, sia chiaro, per noi il 2023 non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza. Brescia e Bergamo possono essere per storia, cultura e anche per quanto accaduto durante la pandemia, il simbolo di una ripresa del Paese. Sono convinto che faremo un buon lavoro, offrendo al pubblico un pacchetto importantissimo di attrazioni e preparandoci al meglio nel corso di questo anno e mezzo.
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