Il 24 maggio scorso due aerei militari della Bielorussia entrando nello spazio aereo europeo dirottavano un volo Ryanair decollato ad Atene con destinazione Vilnius, Lituania. Tra i passeggeri del volo c’erano il giornalista bielorusso dissidente Roman Pratasevich e la fidanzata che sono stati prontamente prelevati all’atterraggio a Minsk dalle squadre dell’esercito bielorusso. Assieme a loro altri quattro passeggeri di nazionalità russa lasciarono il volo senza dare spiegazioni. L’azione, degna dei peggiori terroristi, è stata subito duramente condannata da USA e UE. L’episodio è gravissimo sotto tutti i profili (umanitario, diritto internazionale, aviazione…) e pone serie ombre sulle intenzioni degli stati al confine europeo, in particolare la Russia e in questo caso il suo alleato bielorusso.
Il regime di Lukashenko (in carica da 27 anni a seguito di elezioni tutt’altro che democratiche) è da tempo sotto osservazione da parte dalla comunità internazionale a seguito della repressione contro l’opposizione politica al suo regime, in particolare dopo le proteste sorte a seguito dei brogli elettorali, a suo vantaggio, dello scorso agosto. Il dirottamento si configura non sono come una palese violazione dei diritti umani bensì come un’aggressione all’Unione Europea e alla comunità internazionale. Mai era accaduto che il piccolo paese nordico si scontrasse così apertamente contro l’occidente, ciò fa sospettare che dietro alla sua decisione ci sia il sostegno di uno stato ben più forte: la Russia di Putin. Ad avvalorare questa tesi i passeggeri russi dileguatesi all’aeroporto di Minsk. Con ogni probabilità si trattava di agenti russi che stavano seguendo il giornalista da Atene dove aveva incontrato l’ex candidata alle presidenziali bielorusse Svetlana Tikhnovskaya, ora in esilio.
Sia da parte Europea sia da parte americana sin da subito si è condannato il gesto e richiesto l’immediato rilascio del giornalista e della fidanzata che, tuttavia, rimangono in mano al regime. Negli scorsi giorni Pratasevich in un’intervista televisiva è stato costretto a rinnegare tutto ciò per cui ha lottato fino al punto di lodare lo stesso Lukashenko per la forte leadership mostrata durante l’azione che ha condotto alla sua cattura. Non ci sono dubbi che l’intervista sia stata scritta per essere recitata e che le uniche parole vere del giornalista ventiseienne siano state quelle a chiusura in cui, commosso, si augurava di poter avere figli un giorno. Parole che sottendono una forte paura per la propria vita e incolumità.
Negli scorsi giorni, il Consiglio Ue oltre a rinnovare l’appello per il rilascio di Pratasevich ha anche deciso di vietare l’accesso agli aeroporti europei. Quindi gli Stati membri dovranno negare l’autorizzazione al decollo, all’atterraggio e al sorvolo dei rispettivi territori a qualsiasi velivolo appartenente a una compagnia bielorussa, incluse quelle attive nel trasporto merci. Il divieto riguarda principalmente la compagnia nazionale Belavia. Alle compagnie europee è stato altresì raccomandato di non sorvolare lo spazio aereo bielorusso. Il divieto dello spazio aereo europeo è la prima di un pacchetto di misure che andranno a rafforzare le sanzioni già in essere per i brogli nelle elezioni dell’agosto scorso e la repressione delle proteste dei manifestanti. L’Ue sta preparando sanzioni mirate nei confronti di chi materialmente ha permesso il dirottamento dell’aereo e sanzioni economiche nei confronti delle società (soprattutto petrolifere e produttrici di fertilizzanti) che sostengono il regime.
Vladimir Putin rispondendo a una domanda riguardo al coinvolgimento russo nella vicenda ha escluso che all’azione abbiano partecipato agenti segreti russi. Non di meno continuano a gravare forti sospetti.
Di fatto si vive in un rinnovato clima da guerra fredda aggravato da una pandemia mondiale nel quale gli stati democratici sono impegnati a combattere il virus mentre i regimi non democratici affinano armi e strategie.
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